WOOD strings // METAL air
Laura Faoro // flutes, electronics
Silvia Cignoli // guitars, electronics
Programma
• Chiara Carretti (1986*), La chanson du robot per flauto, chitarra acustica preparata ed elettronica https://www.youtube.com/watch?v=qOtDE_Q8AYA
• John Abram (1959*), The rocky moon (V - cut version),per flauto e chitarra classica preparata https://www.youtube.com/watch?v=x_18zVEkaVg
• Gabriele Batia, Mute traks per flauto ed elettronica
• Dan di Maggio (1969*), Arnold’s Dream per flauto basso e chitarra elettrica
• L’acqua non ricorda, ambiente sonoro a cura di Silvia Cignoli
https://www.youtube.com/watch?v=AipzQHlraMs&t=5s
• Fernando Garnero (1976*), Interlude per chitarra elettrica e oggetti
https://www.youtube.com/watch?v=Z1B2niMMKCE
• Qualcosa che si sa che non c’è, ambiente sonoro a cura di Laura Faoro
https://www.youtube.com/watch?v=tXdvpnZPmMc
• Bryan Jacobs (1979*), Syncro-vox and other cheap animation techniques per flauto in sol, chitarra elettrica, elettronica https://www.youtube.com/watch?v=vO4fTWatKjY
Il consueto “duo flauto e chitarra” viene riproposto in un’inedita chiave contemporanea, un caleidoscopio di possibilità che indagano varie combinazioni possibili, con l’ausilio della tecnologia, dall' amplificazione al sound processing. In apertura un brano di C. Carretti, allieva di Giovanni Verrando, che scompone letteralmente il flauto e pinza una chitarra acustica per dar vita alla sua Chanson du Robot, lamento di un robot che, alla vista di due ragazze, vorrebbe diventare umano, e riflette su come gli umani passino invece la loro vita a volerla “meccanizzare”. Segue un estratto dalla corposa suite The Rocky Moon di J. Abram, brano il cui titolo fa un obliquo riferimento al periodo Rococò e alla difficoltà che sorge, guardando alcune foto della luna, nel distinguerne i crateri dalle montagne, così come in alcune sezioni del brano sarà dubbia la distinzione fra battere e levare. Mute Tracks di G. Batia, allievo di Giovanni Verrando, cita Chaplin nell’elettronica e indaga sul flauto le potenzialità del mélange tra fonemi muti e suoni reali, che vanno a scomporsi e ricomporsi nel dialogo con la traccia elettronica, all’interno di una struttura ritmicamente implacabile. Arnold’s Dream di D. di Maggio è basato su materiali accordali tratti dalla Serenade op. 24 di Arnold Schoenberg in cui già l’autore, pioniere per l’epoca, aveva introdotto in organico la chitarra, e su alcuni elementi proto-seriali: una composizione (nelle intenzioni anche giocosa e divertita, ma non irriverente), che allude a una sorta di curioso sogno premonitore del compositore. L’acqua non ricorda è il primo dei due ambienti sonori presentati stasera, a cura di Silvia Cignoli, con materiali sonori scelti utilizzando effetti ritmici di una piccola tastiera vintage i cui suoni sono filtrati tramite effetti di fuzz e riverbero, sommati ai suoni della chitarra elettrica, looppati, sovrapposti, filtrati e poi congedati. Segue Interlude di F. Garnero, brano che esplora una gamma di rumori ottenuti dallo sfregamento della chitarra elettrica con alcuni oggetti. Qualcosa che si sa che non c’è è a cura di L. Faoro è un ambiente sonoro che indaga le possibilità percussive e vocali del flauto quando potenziate dal sound processing e, nel cercare di trasformare il flauto in “qualcosa che forse non c’è”, gioca su assonanze fonetiche che rimandano al titolo. In chiusura Syncro-vox and other cheap animation techniques di B. Jacobs, brano per il quale l’autore ha creato un sistema di lettura video a scorrimento con elaborazione audio dal vivo, nel quale i musicisti sono, in alternanza, liberi di improvvisare su materiali sonori indicati dal compositore oppure strettamente sincronizzati su gesti ritmici. Nell’elettronica è presente il silent drum, uno strumento di elaborazione digitale inventato da Jaime.